Sutcliffe Jügend ‎- Pigdaddy

Insult (4:56)
Defacer (8:26)
Pigdaddy (5:23)
Filth (7:10)
Dirty (8:02)
Nonce (11:35)
“You raped, I feel dirty!
It hurt, as a child!
Tied down, "that's a good boy"!
And fuck, your own child!
I scream, no one hears me!
It hurt, I'm not a liar!
My God, saw you watch!
Mommy why your own child?”
~Jonathan Davis in “Daddy” (Korn)


Come meglio rappresentare il disco di oggi con una citazione a "Daddy", una traccia che parla della violenza sessuale che Davisha subito in tenera età da parte di un vicino di casa? Il lavoro ha proprio a che fare con la pedofilia, tema purtroppoancora attuale e diffuso in tutto il mondo."Pigdaddy" di Sutcliffe Jugend lo rappresenta nella maniera più malata possibile, servendosidel Noise. Il disco parte con un incipit interessante: rappresentare in ogni traccia una storia diversa,per sei racconti in totale. La prima, o meglio, la prima traccia "Insult" risulta essere la più corta, ma non per questo la più brutta, anzi, è l’introduzione della malattia. La strumentale elettronica risulta essere stravagante, disturbante e delle volte appositamente fastidiosa. la voce si alterna da “pulita” ad esasperata e urlata, caratteristica che accresce la sensazione di malessere e di disagio. La seconda, “Defacer”,  presenta una strumentale più minimale, con vocals più‘melodiche’(si fa per dire) che si alternano a cantati disturbati a deliri urlanti ed ossessivi. “Pigdaddy", la titletrack, presenta un approccio completamente diverso. Inizialmente si ha una sensazione di confusione spinta,che continua con una strumentale più minimale e un  cantato sinistro ma comunque più melodico, che sfiora il falsetto. Arriviamo a"Filth", che inizia con una base decisamente fastidiosa e una voce pregna di mistero. Qui, però, non si azzarderà mai ad essere esasperata, urlata come prima; l’approccio cambia, e si potrà udire un coro che accompagnerà la seconda parte del brano. Il quinto brano "Dirty" ha urla ripetute per tutta la durata della traccia, mentre una poesia verrà recitata. A chiudere il disco. c’è la traccia più malata e contorta di tutte: “Nonce”. Più strumentali sovrapposte creano un mix morboso, che rappresenta al meglio il delirio della mente umana. A rafforzare questo concetto sono le varie tracce vocali di diversostile e ritmo. Progressivamente il sound si farà più minimale, eliminando la voce e presentando un sottofondo povero e dissonante. Finisce così un viaggio verso la perversione sessuale del protagonista, il "papà maiale", raffigurato nudo anche nella copertina disegnatada Kevin Tomkins. L’artwork deve mostrare quel senso di disagio che solo questa tecnica pittorica schizzata può rappresentare. È il momento di chiedersi:“alla fine è un disco, musicalmente parlando, di qualità? Si tratta di un esperimento ben riuscito, che sa a pieno rappresentare questo tema delicato. Non è, tuttavia, esente da difetti, anche se, comunque, è un lavoro destinato ad una cerchia di persone decisamente ristretta.

Federico C.

7.5/10

Kevin Tomkins – vocals, synths/effects, guitar
Paul Taylor – EDP Wasp synth

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