Immortal - Northern Chaos Gods
1. Northern Chaos Gods
2. Into Battle Ride
3. Gates to Blashyrkh
4. Grim and Dark
5. Called to Ice
6. Where Mountains Rise
7. Blacker of Worlds
8. Mighty
Ravendark
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Duro colpo, quello subito dagli
Immortal nel 2015. Abbath, storico frontman della band, abbandona il gruppo per
dare spazio ad un suo progetto solista. Il cantante Demonaz, oltre che
paroliere ed ex chitarrista della band, obbligato da una tendinite ad allontanarsi
dallo strumento, decide di prendere le redini del complesso e tornare in prima
linea con riff estremamente veloci e la sua ugola (seppur non troppo diversa da
quella di Abbath). Ad aiutarlo troviamo Horgh, batterista storico, e il
“prezzemolino” Peter Tagtgren, bassista e produttore del disco.
È quindi con ritrovato potere che
la band pubblica “Northern Chaos Gods”, dopo 9 anni dal precedente (mezzo)
capolavoro “All Shall Fall”. Sarà all’altezza?
Il disco esplode subito con la
titletrack. Niente intro o “preparazione”, appena premuto play “Northern Chaos
Gods” ci scoppia in faccia in tutta la sua potenza: un pezzo Black Metal
classico e veloce, senza fronzoli. Il ritmo non si perde con la successiva
“Into Battle Ride”, una cavalcata degna del miglior Bathory, in grado di
rievocare battaglie eterne combattute alle pendici di montagne innevate.
È dunque il momento di
rallentare, perché il Black Metal non è solo velocità e riff al cardiopalma. Il
genere (e il disco) riesce anche a essere atmosferico, e “Gates to Blashyrkh”
ne è la dimostrazione perfetta. Più lenta delle precedenti, ma estremamente
gelida e inquietante. Sensazione che viene confermata anche in “Grim and Dark”,
meno "fredda" e più cadenzata, quasi alla Marduk. “Called to Ice” mischia finalmente
quanto fatto fino ad ora: riff veloci e drumming compulsivo si uniscono
perfettamente ad atmosfere gelate, facendo cadere neve (metaforica)
sull’ascoltatore. È l’equivalente musicale della fine del primo giorno di
battaglia. Si contano i morti, ma ci si prepara a quello che ci spetta al
sorgere del Sole. Ed è proprio qui che ci troviamo in “Where Mountains Rise”.
L’alba crescente dietro le montagne crea un’atmosfera calma e rilassante,
magistralmente in contrasto con quello che sta per avvenire. La battaglia continua
per giorni e giorni, mietendo vittime e seminando distruzione. “Blacker of
Worlds” riassume in circa 3 minuti quello che succede per giorni, con un
pizzico di tristezza percettibile. Certo, la guerra può essere vista come un
qualcosa di “bello” o “epico”, ma si registrano morti e viene sparso del sangue,
in nome di qualcosa nella maggior parte dei casi futile.
L’oscurità cade quindi su questo
campo bellico. “Mighty Ravendark”, chiusura del disco, raccoglie nei suoi 9
minuti tutto quello che è stato il disco, come fossero titoli di coda alla fine
di uno stupendo film.
Perché è questo “Northern Chaos
Gods”: un disco in linea e coerente con quello che la band è ed è stata, capace
di far viaggiare la mente dell’ascoltatore verso scontri combattuti secoli or
sono nel ghiaccio, armati di lance o spade a dorso di cavalli bardati e pronti
a tutto pur di difendere il proprio cavaliere.
Demonaz si mostra ancora una
volta un compositore degno di quel nome, e la sua prova sia alla chitarra che
alla voce riesce a catturare perfettamente lo spirito del gruppo.È bello,
quindi, vederlo di nuovo protagonista.
Gli Immortal sono tornati in
pompa magna e, anche senza particolari aggiunte al sound, riescono a convincere
pienamente, poiché il loro ultimo lavoroè, come dicevo prima,fedelenei
confronti della band stessa e della sua storia.
Bentornati, ci eravate mancati.
Antonio R.
8/10
Demonaz – Voce, Chitarra, Testi
Horgh – Batteria
Peter Tagtgren – Basso
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