Ancient Oak Consort - Hate War Love
Si alza il sipario sul nuovo lavoro della band capeggiata da
Andrea Vaccarella, chitarrista e compositore.
Ancient Oak Consort: "progetto in continuo
divenire..." (come recita la loro pagina). Sulle note di
"Walking" si apre una colonna sonora immaginifica. "Hate War
Love", terzo lavoro pubblicato dalla band, si pone come soundtrack di
un'estate siciliana del 1943 proprio durante l'attacco alleato della Seconda
Guerra Mondiale.
L'odio scatenato dalla guerra e l’ amore che si pone come
possibile risoluzione.
In un alternanza tra brani dall'arrangiamento classico e
brani dall'impronta più metal si snoda l'intera opera, decisamente ricca di
tracce (ben 17) di cui solo un paio sono brevi intro/step.
Dopo un inizio molto delicato sulle note di un pianoforte,
accompagnato dalla voce di Giulia Stefani, si concentrano su una sferzata
decisamente più metal con "Eternal Clash", secondo singolo estratto,
brano dai tratti di Opethiana fattura quando, tra le distorsioni, si fanno
spazio complessi arpeggi classici e cantato soft.
"By the Sea", primo singolo estratto, vanta la
collaborazione di Roberto Tiranti (Labyrinth), una delle tante collaborazioni
presenti nell'album.
Le atmosfere nostalgiche e meste dell'album si tingono di
una venatura progressiva, ma che non abbraccia appieno il genere; infatti ci si
concentra più su un alternanza dei generi che sulla mescolanza intrinseca di
questi.
L'uso massiccio della chitarra classica trasmette una
sfumatura folk all'album, in particolare nei brani "Barcarola" e
"Ninna Nanna", unico brano cantato in italiano; l'uso di pianoforte,
viola, violino e violoncello arricchiscono con elementi di musica da camera i
vari brani tra cui "Diario di bordo" e "Will you remember
me?".
Nonostante l'album si impegni ad essere ricco e non
prolisso, arrivati a metà si ha la tendenza ad una ridondanza dei temi e delle
atmosfere.
Alla lunga le onnipresenti chitarre, perfette finchè si
tratta di arpeggi classici, vengono penalizzate appena si accende il
distorsore. Sono pochissimi i brani che mostrano una vera ricercatezza nei riff
metal, dando l'impressione che tanta (forse troppa) cura è stata posta nel
classico e poco nell'elettrico.
L'opera dimostra fantasia ed un comparto tecnico capace ma
che necessita di una maggiore inquadratura nella struttura dei brani. Pochi
brani renderebbero l'opera non solo più fruibile ma anche più coesa.
Molkolm
6.5/10
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