Recensione: Rhapsody of Fire - Legendary Years
Sono
passati svariati mesi dall’ultimo lavoro in studio dei nostri connazionali
Rhapsody Of fire, infatti “Into The Legend” è stato un album che ha visto i
nostri in gran forma compositiva dopo il passo falso fatto con il precedente
“Dark Wings Of Steel”. C’era da riscattare una band che sembrava ormai rimasta
con poche idee, infatti queste release sono arrivate dopo la dipartita di
diversi elementi importanti e soprattutto dopo la perdita di uno dei fondatori,
vero pilastro dei triestini, Luca Turilli. Questo è stato uno split consensuale
dal sapore atipico ma accettato più o meno dai fan, dato che Turilli e Alex
Staropoli (l’altro fondatore della band, adesso a capo dei ROF) hanno diviso le
proprie strade, mantenendo però entrambi il monicker “Rhapsody” e seguendo
ognuno le proprie ispirazioni. La scelta sembra discutibile, ma pare
funzionare. Infatti il progetto “Luca Turilli’s Rhapsody” funziona a meraviglia:
con due album veramente importanti ed interessanti (“Ascending to Infinity” e “Prometheus:
Symphonia Ignis Divinus”) si risveglia in Luca turilli la voglia e
l’ispirazione che mancava da diversi anni. D’altro canto Alex Staropoli con
quello che rimane dei Rhapsody Of Fire sembra arrancare, sfornando due album
dalla qualità altalenante e tante uscite live, alle quali si susseguiranno
diversi cambi nella line up. Purtroppo dopo la pubblicazione del platter con il
conseguente tour, “Into The Legend”, avviene un'altra dipartita veramente
importante, ovvero la separazione da Fabio Lione (già impegnato nei suoi
progetti), una perdita che taglierebbe le gambe a chiunque. Infatti,
sorprendentemente dopo qualche mese, il fondatore, Staropoli (l’unico della
formazione originale rimasto nel progetto) annuncia un nuovo vocalist dopo
un’impegnativa sessione di audizioni. Si tratta del bravissimo e conosciuto
Giacomo Voli che partecipò a The Voice (Talent show) e che inoltre fa parte
della power metal band “Teodasia”. La voce di Giacomo è molto versatile,
potente e dinamica, sembrerebbe fatta ad
hoc per i Rhapsody Of Fire, che con lui potrebbero ritrovare nuova verve ed
ispirazione per i progetti futuri.
Cos’è
quindi “Legendary years”? Non è un album, nemmeno un the best: possiamo dire una
raccolta dei brani più famosi ri- registrati completamente con la nuova voce e
con le nuove linee melodiche, totalmente ri- arrangiate e ri-registrate. Solo
alcune parti rimangono intatte, come i vari intro e alcuni passaggi di tastiera,
mentre per il resto tutto è nuovo e trasmette sensazioni diverse.
L’album
presenta i soliti classici in chiave più moderna e con un sound più pulito e
professionale; si passa da “Emerald Sword” a “Dawn of Victory” e addirittura nella
tracklist compare la bellissima “When demons awake” dall’album “Power of the Dragonflame”
del 2002 e “Flame of Revenge” dal primo e indimenticabile debutto “Legendary
Tales”
Purtroppo
non è tutto oro ciò che luccica; questa raccolta dovrebbe avere come scopo di
presentare al meglio la “nuova” formazione, ma i fari sono puntati tutti sul
nuovo vocalist che ha il difficile compito di sostituire Fabio Lione. La band
sembra non esprimersi al massimo delle proprie possibilità, tranne in alcuni
momenti veramente godibili ( “When demons awake”, “Dargor the Shadowlord”, “Wings
Of Destiny” risaltano maggiormente). Il resto della setlist, seppur zeppo di
gemme storiche e brani mai considerati in passato come avrebbero meritato, non
sembra presentare al meglio il nuovo cantante e il vero talento della band.
Addirittura in alcuni momenti questa tracklist sembra annoiare l’ascoltatore
per il poco entusiasmo che emanano alcuni brani ri- registrati, dove ci si
aspetterebbe molta più adrenalina e pathos. Di “Rain of the thousand flames” o
“Emerald Sword”, le versioni originali sembrano anni luce più sentite e meglio
interpretate rispetto alla nuova versione; la battagliera “Holy Thunderforce” sembra
addirittura più lenta e priva di mordente, paradossalmente. Tra i componenti
che spiccano maggiormente, emerge il nuovo batterista Manuel Lotter che non fa assolutamente
rimpiangere il precedente Alex Holwarth e il chitarrista Roberto De Micheli il
quale, ogni anno che passa, dimostra di essere sempre più una garanzia.
Per
il resto questa compilation si dimostra non un fallimento, ma poco utile alla
causa, soprattutto con la nuova formazione che, per dimostrare il proprio
valore e affiatamento, ha bisogno di altro, ovvero di un nuovo album o un tour
promozionale dove la band abbia modo di esprimersi davanti al suo pubblico. Per
ora dissento nel promuovere questo “Legendary Years” anche se a malincuore,
perché l’impegno da parte della band si sente ma, purtroppo, una raccolta di brani
ri-registrati non è il metodo migliore per mostrare i veri muscoli e il reale
stato compositivo dei “nuovi” Rhapsody Of Fire targati Alex Staropoli.
Michele
P.
VOTO
SV/10
Tracklist:
1. Dawn
of Victory
2. Knightrider
of Doom
3. Flames
of Revenge
4. Beyond
the Gates of Infinity
5. Land
of Immortals
6. Emerald
Sword
7. Legendary
Tales
8. Dargor,
Shadowlord of the Black Mountain
9. When
Demons Awake
10. Wings
of Destiny
11. Riding
the Winds of Eternity
12. The
Dark Tower of Abyss
13. Holy
Thunderforce
14. Rain
of a Thousand Flames
Line-Up:
Alex
Staropoli – Tastiere
Roberto
De Micheli – Chitarra
Alessandro
Sala – Basso
Manuel
Lotter – Batteria
Giacomo
Voli – Voce
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