Recensione: Annihilator - For the Demented
Jeff Waters ha una storia travagliatissima.
I suoi Annihilator ne hanno passate di cotte e di crude, cambi di line-up
ad ogni album, diversi cambi di genere e altri problemi vari.
Proprio tutti questi fattori
hanno fatto sì che la band non avesse mai una stabilità vera e propria. Questa
tanto ambita stabilità era presente solo nei primi 3 album, per poi sparire,
quasi per sempre.
Ma eccolo ancora in piedi.
Waters non ha mai abbandonato le speranze, ha sempre sfornato dischi, uno
dietro l’altro, anche con cambi drastici di genere, e anche abbastanza brutti.
Ma la maledizione non lo ha
ancora abbandonato. Aveva trovato una nuova stabilità in Dave Padden, con cui
ha sfornato degli album di grande spessore. Ma ecco che, dopo “Feast”, arriva
il colpo di grazia. Il tanto fidato Dave lascia la band per concentrarsi su un
suo progetto, e Waters si ritrova nuovamente da solo. Tenta, dopo pochi mesi,
di ritornare in scena, ma il pessimo “Suicide Society” non aiuta di certo.
Come dicevo prima, non ha mai
abbandonato la presa, ed eccolo con “For the Demented”.
Nuova line-up, e nuova
energia.
Come sarà?
Ad aprire le danze è “Twisted
Lobotomy”, una delle canzoni più veloci della band e la più veloce del
disco. Nei suoi 4:44 (adoro queste
cose…) troviamo dei riff quasi black, alternati ad assoli distortissimi e
tecnici, in pieno stile Annihilator. Con la seconda traccia ritorniamo a “King
of the Kill” con “One to Kill”, che ricorda proprio la struttura e le atmosfere
di quel disco. La Titletrack parte in modo lento, ma esplode in uno dei
ritornelli più catchy e melodici del disco. L’ispirazione tratta dal rock
classico si sente tutta in questa canzone, che, come dicevo prima, è una delle
più orecchiabili del disco. Ora andiamo con il punto più alto del disco (almeno
per chi scrive). “Pieces of You” è una ballad lenta, romantica e melodica, ma
nasconde qualcosa di estremamente inquietante. Se ci si concentra sul testo,
possiamo tranquillamente capire che Jeff ci parla di un odio talmente profondo da
spingere il protagonista del testo a commettere del cannibalismo verso
“l’odiato”. “The Demon you Know” riporta la musica su KotK, mentre Waters
combatte con i suoi demoni, letteralmente. Ci parla di droga, alcool e problemi
personali, e di quanto dobbiamo essere forti per combatterli. Combattere
appunto i nostri demoni. Una chitarra ambient apre “Phantom Asylum”, traccia
che riporta il disco sulla velocità e il tecnicismo della opener, senza però eguagliarla.
Da qui però il disco cala un po’, tendendo a essere ripetitivo e “banale”.
“Altering the Altar” e “The Way” non aggiungono nulla di nuovo o innovativo al
disco, continuando semplicemente a divertire, senza molte pretese. “Dark”, un
piccolo interludio strumentale, rilassa un pochino le orecchie prima della
fine, affidata a “Not all There”, canzone che riassume benissimo tutto il
disco, come fossero titoli di coda. Abbiamo le melodie, la velocità e il
tecnicismo. C’è tutto.
“For the Demented” è il disco
di cui Waters aveva bisogno, e di cui noi avevamo bisogno dopo “Suicide Society”.
Ha dimostrato di essere ancora
in grado di divertire, spaventare e far appassionare, con un disco che sprizza
grinta e passione da quasi tutti i pori. Un grande ritorno per il musicista
canadese che però deve ancora riprendersi dalla batosta.
Ascoltatelo, non ve ne
pentirete.
Antonio R.
VOTO
7.5/10
Tracklist:
1. Twisted Lobotomy
2. One to Kill
3. For the Demented
4. Pieces of You
5. The Demon You Know
6. Phantom Asylum
7. Altering the Altar
8. The Way
9. Dark
10. Not All There
Line-Up:
Jeff
Waters – Chitarra, Voce
Aaron
Homma - Chitarra
Rich
Hinks - Basso
Fabio Alessandrini – Batteria
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