Recensione: Trivium - The Sin and the Sentence
“Silence in the Snow” fu un album abbastanza controverso. I
Trivium decisero di abbandonare gli scream a favore di un sound più “pettinato”
e pacato, molto più accessibile e leggero.
Anche la prestazione di Heafy non era il massimo,
risultando abbastanza monotona e ripetitiva.
A suo modo però, aveva una atmosfera particolare quel
disco…
Appena due anni dopo, la band annuncia il nuovo album, “The
Sin and the Sentence”.
Cosa avranno combinato questa volta?
Il disco si apre con la titletrack, una summa completa
della discografia della band. Ci sono sezioni veloci alla “The Crusade”, riff
più melodici simili all’ultimo album, con atmosfere che strizzano l’occhio a
“Shogun”. Fanno inoltre il loro ritorno gli scream, che si alternano
perfettamente alle clean, molto più dinamiche e variegate. ”Beyond Oblivion” ci
riporta definitivamente a “The Crusade”, con il suo essere thrash e
velocissima. Abbiamo anche sezioni molto più melodiche e metalcore, come in
“Other Worlds” o il secondo singolo “The Heart from your Hate”.
“Betrayer” porta una ventata di estremo unica, una delle
canzoni più tirate del disco, che alterna sezioni quasi Black, a parti thrash a
ritornelli molto melodici.
Ritorniamo al metalcore, che non guasta mai se fatto
benissimo. “The Wretchedness Inside” ci riporta al periodo più easy della band,
ci riporta al controversissimo “In Waves”, con una canzone completamente
metalcore (con qualche spruzzo qui e lì di Deathcore). Una canzone abbastanza
sottotono, ma che comunque non dispiace.
Il disco procede su ritmi abbastanza melodici e leggeri
anche con “Endless Night”, che somiglia moltissimo alla quarta traccia e alle
canzoni presenti nel precedente disco, anche se vocalmente siamo molto vicini a
quanto fatto su “The Crusade”. Una strofa abbastanza pacata e un ritornello
estremamente melodico e carico di pathos compongono la canzone, che passa
abbastanza inosservata.
Tocchiamo dei lidi e delle atmosfere più cupe e pesanti con
la ottava traccia del disco, “Sever the Hand”, che alterna atmosfere cupe nelle
varie strofe ad atmosfere molto ariose e positive nei ritornelli.
Una leggera intro molto rock ci apre le porte di “Beauty in
the Sorrow”, una canzone che (come dimostrato nella sua breve intro) profuma
molto di heavy anni 80, con i suoi riff groove e pesanti alternati alle melodie
del ritornello sempre leggere ed armoniose.
Siamo giunti quasi alla fine. A separarci dall’ultima
traccia è la canzone più lunga del disco, che con i suoi 7 minuti di durata fa
sì che la band dia il massimo, in tutti i sensi. “The Revanchist” è la traccia
più completa del disco ma, se da un lato ha in se tutti i clichè della band,
porta qualcosa di innovativo, utilizzando ritmiche a tratti prog, a tratti groove
(alcuni riff mi hanno ricordato molto i Machine Head di “The Blackening”). In
tutto questo, trovano anche spazio dei cori nel finale, che sostengono le linee
vocali donando al tutto un pathos unico e maestoso.
L’ultimo capitolo è appena iniziato. “Thrown Into the Fire”
cala il sipario, dando una dignosissima conclusione all’album. Una canzone che
funge perfettamente da “titoli di coda”, che porta con se tutto quello sentito
fino ad ora, con una strizzata d’occhio al black, almeno nelle atmosfere della
parte centrale.
Un riffone Metalcore chiude definitivamente il disco, che
si spegne sugli ultimi riverberi degli strumenti.
“The Sin and the Sentence” è la sintesi definitiva della
carriera dei Trivium.
Al suo interno troviamo degli “easter eggs” dedicati ai
precedenti dischi, pescando da ogni singolo album della discografia della band,
ma riuscendo benissimo a portare qualcosa di nuovo seppur non innovativo.
La prestazione dei musicisti è comunque alta, con dei riff
tecnici ma non troppo, una batteria che rasenta il prog (menzione d’onore al
batterista, davvero molto bravo), e una prestazione davvero maiuscola di Matt
Heafy, che crea delle linee vocali molto più variegate e strutturate di quanto
non abbia mai fatto.
Si avverte una certa stanchezza a metà disco, in quanto le
canzoni iniziano a ripetersi, ma fortunatamente nelle ultime 3 – 4 traccie il disco si riprende, e direi anche
benissimo.
Bentornati Trivium, ci eravate mancati.
Antonio R.
VOTO
8/10
Tracklist:
1. The
Sin and the Sentence
2. Beyond
Oblivion
3. Other
Worlds
4. The
Heart from Your Hate
5. Betrayer
6. The
Wretchedness Inside
7. Endless
Night
8. Sever the Hand
9. Beauty
in the Sorrow
10. The
Revanchist
11. Thrown
into the Fire
Line-Up:
Corey Beaulieu – Chitarra, voce
Paolo
Gregoletto – Basso, voce
Alex
Bent – Batteria
Matt Heafy – Chitarra, voce
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