Recensione Track by Track: Kataklysm - Heaven's Venom
I Kataklysm sono una band
death e melodeath canadese con un vasto repertorio discografico distribuito in
26 anni di carriera, durante la quale sono passati da un death grezzo e
primitivo fino a raggiungere un lato melodico con il loro ultimo lavoro in
studio “Of Ghosts and Gods”. Nel loro excursus,
fatto di: una dozzina di album in studio, 5 single, 2 demo, 2 EP, uno split e
video compilation, hanno saputo destreggiarsi nel cambio di genere, passando
dal marciume ad un sound più chiaro, limpido e ben orchestrato.
Attualmente la band conta 4
membri, tra cui un italoamericano, il che rende la formazione in parte
italiana, in quanto la bravura di questa persona è fondamentale per rendere il
tutto vocalmente fruibile. Nel corso della loro carriera non ci sono stati
cambi di formazione massicci, infatti l’ultimo cambio risale al 2014, dove
avvenne la sostituzione del solo batterista.
In questa recensione andremo a
trattare uno dei loro album più riusciti in fatto di melodia ed aggressività e
stiamo parlando nientemeno che di “Heaven’s Venom”, il veleno del paradiso: un
concentrato di adrenalina e tenebrosità tali da renderlo inconfondibile. Rilasciato
dalla NuclearBlast Records il 13 agosto del 2010, l’album presenta la bellezza
di 10 tracce per una durata complessiva di tre quarti d’ora.
Già dalla copertina si ha
l’impressione che sia un album melodeath non come gli altri, ma molto
trascendentale ed incentrato sulla spiritualità di un’anima dannata dai peccati
commessi in vita. L’anima in questione è rappresentata da una figura mostruosa
dal colore verdastro, la quale anima è trattenuta al terreno mediante una
ramificazione del suo spirito irruento. Ai suoi piedi è presente un corpo
agonizzante, schiacciato dalla sua mole. Ai lati della creatura ci sono due
angeli che stanno cercando di attaccarla per poterla neutralizzare e liberarne
il corpo martoriato (uno di loro brandisce una spada affilata e sta cercando di
sradicarla dal suolo), il tutto avvolto da un alone marrone-giallastro che
appesantisce ulteriormente la scena.
Adesso buttiamoci sulle tracce del disco, una più bella
dell’altra.
A Soulless God
Data la
crudeltà e la ferocia infernale, intitolare questa canzone “Un Dio senza anima”
fa presagire che nessuno, al di là della morte, subisca veramente la
Redenzione, ma che venga direttamente incanalato nelle spire infuocate dell’Inferno,
patendo il dolore e la frustrazione persino dopo la morte del corpo. L’anima,
in questo caso, non sarà mai beatificata nel corso del tempo, anzi verrà sempre
più tartassata fino ad annullarsi e dissolversi in un vortice ancora più oscuro
e trascendentale. Del corpo torturato dalla morte non ne rimarrà altro che un
amaro ricordo indelebile.
Determined (a sound of vengeance)
Inizialmente
questa canzone uscì come solo singolo qualche mese prima, sempre nel 2010, ma
fu inglobata nell’album in quanto adatta per esprimere la risoluta potenza di
un grande insieme di tracks dal ritmo martellante e melodico al tempo stesso. La
vendetta ed il riscatto di una persona in vita determinano la perseveranza
dell’anima nel far fronte a delle situazioni di scombussolamento psicologico.
Se si è forti fisicamente lo si deve essere anche psicologicamente. In questo
caso la persona deve combattere per i propri ideali e farsi valere in tutti i
modi, usufruendo anche di mezzi massicci quali la vendetta e la violenza pur di
rendere il proprio mondo un mondo vivibile ed equilibrato. Si è determinati a
conquistarsi la propria vita ad ogni mezzo, seminando il panico ed il dolore;
si è determinati a spezzare le catene dell’oppressione per aspirare alla
libertà; si è determinati ad eliminare i propri nemici ed i propri demoni,
affinché questa decisione serva per rafforzare l’anima ed il corpo di una
persona.
«Determined... Determined to conquer this life, conquer this world of
shit
Determined... Determined to build from this pain, day after day
Determined... Determined to break through these chains and spit on your grave
Determined... Determined to vanquish my demons, vanquish my enemies »
Determined... Determined to build from this pain, day after day
Determined... Determined to break through these chains and spit on your grave
Determined... Determined to vanquish my demons, vanquish my enemies »
Faith Made of Sharpenel
In questa
canzone si denota la lucida pazzia che accompagna una persona alla morte. La
propria vita, infima e piena di vissuti, sta per raggiungere il collasso,
terminando in una bara tumulata in un anonimo cimitero. In questi casi si
riflette se si ha veramente avuto l’onore di vivere dignitosamente e pienamente
la propria esistenza, dilaniandosi in dilemmi esistenziali, riflettendo su
quali possano essere stati i rimpianti piuttosto che i rimorsi, rendendo la mente
succube da paranoie e lunghe riflessioni. Una mente vecchia, che ha vissuto in
sincronia col corpo, si prepara alla sua fine, annullandosi ad esso, erosa dal
tempo.
Push the Venom
Nel testo di
questa canzone si fa un chiarissimo riferimento alla morte per avvelenamento,
dove il corpo è coinvolto in una serie di convulsioni frenetiche, dettate dallo
scorrere del liquido infernale nelle vene. Un trip catalizzatore che si
conclude con la morte ed il rigetto del veleno dal corpo, dato dalla bava e
dall’irrefrenabile sudore. Un lungo tremito incessante che fa accapponare la
pelle e contorcere gli arti. Un veleno sia spirituale che fisico, dato dalle
insoddisfazioni, dai tradimenti e dalle illusioni; ma che mai potrà
neutralizzare uno spirito forte e rivendicativo come quello di una persona che
ha ricevuto tanta negatività nel corso della sua esistenza.
Hail the Renegade
Questa
traccia rispecchia la figura di colui al quale è stato negato di vivere
un’eterna esistenza nell’Eden, ridotto a vagare inesorabilmente lungo il
tumultuoso sentiero infernale, contro tutto e contro tutti. Dentro di sé albergano
l’odio e la ribellione del mondo che lo circonda, rendendosi anticonformista rispetto
all’effettiva realtà che lo circonda. La persona in questione viene descritta
come un essere insofferente ma voglioso di sottomettere quel mondo monotono al
proprio volere, rendendosi il padrone unico di quella realtà che non gli
appartiene. Ma, al contempo, rendersi forte grazie alle proprie risorse, in
quanto possedente una propria personalità e un proprio carisma. Rinnegati dal
mondo e dall’Eden, ma non da se stessi.
As the Walls Collapse
Il
seguente brano tratta della capacità di far fronte alle sventure della vita
costruendosi un muro fatto di sicurezza e fragilità, che pare resistente ma che
ha molte crepe da non rivelare agli altri. Infatti, nel ritornello si fa
riferimento a quanto si potrà resistere ai demoni esterni ed alle sventure e
qualora il muro dovesse crollare, ci si farà più grandi per poterne contrastare
la sua irrimediabile caduta. Si enfatizza, insomma, che le debolezze sono anche
punti forti e quest’ultimi a loro volta delle debolezze. Un guscio che pare
inviolato, puro ed incontaminato, circonda ogni essere umano; ma se questo
dovesse rompersi allora si dovrà lottare per riguadagnarsi la propria dignità ed
il proprio mondo etereo ed ideale.
Numb and Intoxicated
Nella
vita di tutti i giorni si è nella perenne ricerca di pace e tranquillità, cosa che
pare distante anni luce se collocata in un mondo dove la frenesia e lo stress
sono all’ordine del giorno. Dentro di noi si crea una situazione di stallo,
confusionale ed alienante. Intossicati dalla nostra raccapricciante realtà,
sottomessi dall’assidua corsa in una triste realtà, dove si ha a malapena il
tempo di respirare per pochi secondi, per poi riprendere a correre di nuovo,
spossati e stanchi. La realtà che si vive ogni giorno fa morire la nostra
mente, in modo progressivo ed inesorabile, rendendoci succubi di una forza
alienante e monopolizzatrice piena di odio, rancore e malvagità, tale per cui
si annulla la personalità di un soggetto facendola tristemente adattare al
contesto generale.
At the Edge of the World
L’odio
prevale nelle parole di questa canzone, e ogni frase costituisce un concentrato
di malevolenza nei confronti di un’anonima persona la quale, per cause
controverse, ha reso la vita di un uomo controversa e maligna. Un riscatto che
si conclude con un mare di sangue e desolazione, dove regna l’apatico silenzio
di una vendetta consumata alla luce del sole. Le due anime avranno sèguiti
differenti, l’una sarà libera dall’oppressione e l’altra vagherà in un mare di
pentimento e rimorso, colpevole per aver reso invivibile l’esistenza di un uomo
innocente utilizzando dei blandi mezzucci, per poter quietare il suo
irrispettoso comportamento.
Suicide River
Questa
canzone racchiude epicità, rabbia e melodia in pochissimi minuti, che sono
sufficienti per farci capire l’entità del brano. La bellezza incontaminata di
questo brano è data da un perfetto accostamento vocale e strumentale, melodico
e graffiante al punto giusto, e travolgente come un fiume in piena, per
rimanere in tema con il titolo. Il fiume in sé esprime sia l’adrenalina che si
prova mentre si va in contro alla morte, sia richiama il fiume Stige (
riferimento alla “Divina Commedia”) dove le anime dei morti vengono traghettate,
da Caronte, da una sponda all’altra, trovandosi irrimediabilmente nel dannato
mondo infernale dove la passione e l’istinto dominano sulle emozioni razionali
e ben studiate da una mente lucida e responsabile. Semplicemente perfetta e ben
studiata.
Blind Savior
L’esordio di
questo brano fa intuire che il cieco salvatore sia nientemeno che la propria
coscienza, la quale non sa se fare riferimento alla parte buona o a quella cattiva
di una persona, la quale si trova in un limbo peccaminoso, in cerca forse di un
mezzo di salvezza. La mente umana si trova indecisa su quale strada prendere e
invoca sia la lucentezza dell’Eden che la malvagità infernale. Ci si trova come
se si combattesse su due fronti completamente diversi: uno etereo e redento e
l’altro oscuro e immorale. La razionalità e l’istinto primordiale si scontrano
a vicenda, fino a rendere la persona aliena dal proprio pensiero, incapace di
prendere una decisione in quanto transitante in un limbo tra Bene e Male; il
tutto accompagnato da un’inquietante voce straziata che trasuda confusione e
indecisione.
In sintesi, questo disco
melodeath dalle atmosphere inquietanti, si aggiudica una valutazione molto
buona. Innanzitutto perché vi si rispecchia perfettamente il concetto
di melodeath in tutte le sue sfaccettature, potenza nel suono ma armonia nella
strumentalizzazione, voce possente ma tagliente allo stesso tempo. Le tematiche
sono da considerarsi parte del vasto insieme death in quanto non cambiano
tantissimo al cambiare del sottogenere. Nel complesso si tratta di un album
molto elaborato, virtuoso e particolare, che accosta quasi perfettamente la
melodia e la crudità del death.
Personalmente, la canzone che
preferisco maggiormente di questo album è “Suicide River” in quanto rievoca un paesaggio brutalizzato ed
infernale, dove le anime periscono inondate dalla corrente sferzante di questo
fiume dannato. Se siete amanti del melodeath ve lo consiglio vivamente!
Detto ciò, buon ascolto!
Silvia S.
VOTO
8.5/10
Tracklist:
1. A Soulless God
2. Determined (Vows of Vengeance)
3. Faith Made of Shrapnel
4. Push the Venom
5. Hail the Renegade
6. As the Walls Collapse
7. Numb and Intoxicated
8. At the Edge of the World
9. Suicide River
10. Blind Saviour
Line-Up:
Max Duhamel – Batteria
Maurizio Iacono – Voce
Jean-François
Dagenais – Chitarra
Stéphane
Barbe – Basso
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