Recensione: Salmo - Documentary
Esperienze
del genere ti rimangono impresse nella mente, nel corpo e nello spirito.
You know, sono un assiduo ascoltatore di
Metal, ma ogni tanto mi piace uscire da quella meraviglia e esplorare territori
più easy.
Salmo
ormai lo ascolto da diversi anni, da quando uscì Death U.S.B.. Un rapper molto “metal”
nella sua attitudine, sia a livello musicale che tematico.
Dopo
aver pubblicato “Midnite” per Tanta Roba Label, un disco che gli ha fatto guadagnare
una fama spaventosa, Maurizio Pisciottu annuncia una serie di live a supporto del
disco. Ma non live comuni, con MC, Dj e spalla: un live nel verso senso della
parola, con tanto di batteria, basso e chitarra suonati dal vivo.
Per
commemorare questo evento fa uscire quindi “Documentary”, un live album
composto da 12 tracce registrate in diverse zone d’Italia più un inedito, e un
DVD con making-of e interviste alla band e ai maggiori esponenti della scena
italiana.
Il
disco si apre con “Russel Crowe”, primo singolo dell’ultimo “Midnite”: già qui
la produzione è stellare, la batteria picchia e crea un groove fenomenale, con
il basso che fa tremare cuffie e casse, ma con poca chitarra. Dalla seconda
traccia, “Old Boy”, capiamo veramente quali sono le intenzioni del rapper
sardo: il Metal entra prepotentemente in scena, e ci rimarrà per quasi tutto il
concerto.
Abbiamo
“Yoko-Ono” da “The Island Chainsaw Massacre”, in cui Salmo chiede solo alle
donne di fare un urlo per lui, per poi partire con una delle canzoni più
misogene del rapper; abbiamo “Death U.S.B.” dall’album con cui condivide il
nome, in cui la sezione dubstep finale viene sostituita da un riffone
pesantissimo di chitarra; ci si calma un po’ con “S.A.L.M.O.” da “Midnite”, in
cui Salmo si guarda dentro e ci apre tutti i suoi dubbi e problemi.
Chiudiamo
il live con “Faraway”, unica traccia d’amore dell’intera discografia del
musicista e canzone perfetta per chiudere un concerto, con la quale ci saluta e
chiude la sezione live, per poi lasciarci alla bonus track, “Mussoleeni”,
registrata in studio con l’intera band. Una traccia che passa abbastanza
inosservata al primo ascolto, ma che cresce man mano che ci si abitua al suo
sound “diverso”.
“Documentary”
è un live album essenziale nella musica rap italiana. Un live album che trascende
il genere che, pur restando Rap, sfocia nel metal e nel rock, presentando due
ballad. La prestazione dei musicisti è maiuscola, complice anche il fatto di
aver ricevuto carta bianca sul riadattamento delle strumentali, in modo da
poter sfruttare tutto il loro potenziale. Maurizio è una belva al microfono
(come ho avuto anche io l’onore di testare con le mie stesse orecchie), non
sbaglia un colpo e non ha quasi bisogno di prendere fiato. Unica pecca del
disco è Dj Slait, quasi inesistente nella produzione finale, ma che comunque
crea un buon sottofondo per le canzoni.
Insomma,
il disco ora lo si trova veramente a pochi spiccioli. Fatelo vostro, sia se
siete metallari, sia se siete rapper. Non ve ne pentirete.
Antonio R.
VOTO
8/10
Tracklist:
01. Russell Crowe (live)
02. Old Boy (live)
03. Redneck (live)
04. Live Fast Die Young (live)
05. Yoko Ono (live)
06. Death U.S.B. (live)
07.
Stupido Gioco del Rap (live)
08. S.A.L.M.O. (live)
09. Weishaupt (live)
10.
Disobey (live)
11.
Un Dio Personale (live)
12.
Faraway (live)
13.
Mussoleeni
Line-up:
Salmo
– Voce
Marco
Manueddu – Basso
Gabriele
“La Iena” Deiana – Batteria
Claudio
Cossu – Chitarra e Tastiera
Dj
Slait – Consolle
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