Recensione: Arch Enemy - Will to Power


Lo ammetto: avevo bassissime aspettative riguardo questo disco.
Anticipato da due singoli, aveva attirato l’”odio” di parecchi fan ed estimatori, in quanto le due tracce suonavano uguali tra loro e identiche ai singoli dei precedenti album, risultando “plasticose”, “industriali”.
Un odio generato soprattutto quando Ammott, in una intervista (come riportato da MetalPit), dichiarò (utilizzando altri termini, ovviamente) di non aver permesso alla divinità Jeff Loomis di partecipare alla stesura del disco in quanto quest’ultimo poteva “rovinare” il sound della band.
Ma basta con il gossip, e ascoltiamo sto cacchio di disco.


Ad accoglierci è la breve intro “Set Flame to the Night”, traccia che ricorda parecchio la opener del disco “Khaos Legions”, ultima prova in studio di Angela Gossow alla voce. Sorprende però la seconda traccia dell’album, “The Race”: traccia simil Thrash si rivela subito una conferma: pesante, veloce e senza quei ritornelli melodici che ormai ci hanno stufato, risultando come una delle migliori del disco. La terza traccia, e seconda effettiva, inizia a portare il disco verso lidi già esplorati e conosciuti a memoria, senza però cadere nel banale, presentando un ritornello melodico ma non troppo, che purtroppo da di già sentito.
Ed eccoci qui, i due enormi passi falsi del disco: “The World is Yours” e “The Eagle Flies Alone”. Due tracce quasi inutili, identiche tra di loro e che richiamano fin troppo singoli come “War Eternal” e “Nemesis”. Due canzoni formate dalla stessa struttura (strofa con riff pesante, bridge composto da assolo e ritornello fatto di plastica) e che non spiccano assolutamente per songwriting o chissà cosa.
Ma dopo la tempesta c’è il sole. Ecco che la band si risolleva dopo due bei scivoloni, portando qualcosa di totalmente inaspettato e tantissimo gradito: una semiballad. Alissa ci dona una prestazione maiuscola, cantando in clean sulle strofe, ma ruggendo (senza usare growl o scream) durante i ritornelli, alzando di tanto l’asticella, fin’ora abbastanza bassa.
… Come non detto. Ci sono di nuovo le nuvole in cielo, e la tempesta di ripetitività si fa minacciosa. Una intro di basso e batteria ci presenta “Murder Scene”, traccia abbastanza prevedibile e ripetitiva, che presenta per l’ennesima volta la classica struttura.
“First Day in Hell” però si rivela diversa. Non una sorpresa, ma diversa. Finalmente troviamo una struttura differente, una canzone fatta di riff granitici e molto heavy-oriented, che fa salire di nuovo l’asticella, nella speranza che questa non si spezzi…
Qui abbiamo un minuto di pausa con “Saturnine”, piccolo intermezzo strumentale che introduce le orchestre, che da qui in poi saranno presenti fino alla fine del disco. Presenza molto gradita.
Le successive tre tracce sono, per chi scrive, le migliori dell’intero disco. Una diversa dall’altra, le composizioni che chiudono “Will to Power” ci presentano un songwriting fresco e leggero, arricchito da sezioni orchestrali che rendono il tutto quasi un musical. Il disco si conclude con “A Fight I Must Win” (ultima delle tre citate prima, e dal titolo abbastanza banale), una canzone molto atmosferica e con un ritornello finalmente ben scritto. L’asticella è alta, e ancora intatta.

In conclusione, quindi, “Will to Power” da un netto distacco dal precedente “War Eternal”, sia nella stesura dei brani, sia nelle atmosfere. Finalmente abbiamo un disco facile da ascoltare, che non pesa grazie a qualche piccola aggiunta. Abbiamo le clean vocals, grande mancanza che iniziava a pesare, e soprattutto (a parte per 3-4 tracce) troviamo un songwriting variegato e molto heavy, anche se la mancanza di Loomis alla scrittura si sente, e tanto. Si avverte comunque una ripetitività generale, le tracce sono diverse tra loro ma senza brillare, senza ergersi. Cosa che avvalora la tesi per la quale Ammott ha bisogno di una mano in fase compositiva.
Questo disco insegna una grande lezione, che forse dovremmo imparare un po’ tutti: mai giudicare l’insieme da una piccola parte. Anche se poi l’insieme non è il massimo…

Antonio Rubino

VOTO
7/10


Tracklist:
01 – Set Flame to the Night
02 – The Race
03 – Blood in the Water
04 – The World is Yours
05 – The Eagle Flies Alone
06 – Reason to Believe
07 – Murder Scene
08 – First Day in Hell
09 – Saturnine
10 – Dreams of Retribution
11 – My Shadow and I
12 – A Fight I Must Win

Line-Up:
Alissa White-Gluz – Voce
Michael Ammott – Chitarra
Jeff Loomis – Chitarra
Sharlee D’Angelo – Basso
Daniel Erlandsson - Batteria

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